Il nostro inviato speciale Simone Grosso intervista Carlo (34 anni), genovese sempre in sella alla sua e-bike per gli spostamenti in città

– Perché un’e-bike e non una bici tradizionale?
Perlopiù per il territorio genovese, che non si presta tanto a una pedalata muscolare, per affrontare più agevolmente i molti saliscendi e per ridurre la possibilità di arrivare al lavoro sudati, come spesso accade usando una bici tradizionale.

– Quali sono i vantaggi derivanti dal suo utilizzo?
La pedalata assistita permette di utilizzare l’aiuto della parte motorizzata, quindi può essere vantaggioso sia dal punto di vista dello sforzo che della velocità rispetto alla bici tradizionale. L’e-bike non raggiungerà mai la velocità di uno scooter, ma se hai fretta, puoi arrivare comunque abbastanza rapidamente alla tua meta. I vantaggi rispetto a una macchina, una moto o un mezzo pubblico sono l’agilità nel traffico, la possibilità di entrare in ZTL o nei centri storici, l’opportunità di legarla in molte zone senza il problema del parcheggio. Anche nel caso di blocchi stradali, come in occasione di manifestazioni, puoi passare tranquillamente.

– E gli svantaggi? Criticità? Problemi spesso riscontrati?
Sono legati prevalentemente alla difficile viabilità, alla mancanza di spazi assegnati alle biciclette come le piste ciclabili e, dove esse sono presenti, al fatto che spesso si interrompono di continuo e non sono chiaramente segnalate. Rimettersi in strada tra una ciclabile e l’altra lo ritengo pericoloso, serve la massima attenzione. Un altro aspetto è il non curarsi dei ciclisti da parte degli altri fruitori della strada, come se fossero un elemento di disturbo.

– Da quanto hai deciso di usare una e-bike come mezzo di trasporto?
Da circa un anno e mezzo, prima avevo una bici non elettrica, pieghevole, poi ho deciso di fare il passo dell’e-bike per non arrivare al lavoro sudato e affaticato e per gestire meglio il tempo.

– Quali sono gli atteggiamenti che un ciclista deve adottare per muoversi in sicurezza?
Fondamentalmente rispettare sempre la segnaletica e i semafori, cosa che spesso i ciclisti trascurano, mantenere sempre la parte destra della carreggiata anche se spesso si incontrano buchi e tombini bassissimi. Stare molto attenti, voltarsi spesso e manifestare con le braccia le proprie intenzioni.

– E quelli che non deve adottare?
Un ciclista non deve agire come se avesse un mezzo non motorizzato, non deve tralasciare la segnaletica.

– E i sistemi di sicurezza?
Avere sempre le luci, il casco è sicuramente consigliato sia in un percorso urbano che extra-urbano, il campanello per segnalare la propria presenza è poi importantissimo.

– Che cosa ci vuole nelle città per una maggiore sicurezza dei ciclisti?
Come ho detto prima, la presenza delle piste ciclabili è fondamentale per una maggiore sicurezza dei ciclisti. Un manto stradale adeguato e senza buchi. Un altro aspetto è saper coesistere con gli altri utenti della strada, entrare nell’ottica che anche i ciclisti costituiscono una componente della viabilità. Ci vuole poi più tolleranza, occorre moderare la velocità in prossimità di una bicicletta, cosa che spesso non viene fatta.

– Consigli l’uso delle bici in città?
Nelle città in generale assolutamente sì, poi nella stagione estiva la bici elettrica ti permette di gestire al meglio la giornata, soprattutto se si devono percorrere distanze un po’ più lunghe. Ѐ pratica, ecologica e consente un’attività fisica magari anche minima, ma che può essere vantaggiosa per la salute. A Genova le consiglio un po’ meno, o comunque raccomando più attenzione rispetto alle altre città, però è stata una scelta che sono contento di aver fatto.

– Le e-bike potranno costituire la base per un traffico più sostenibile e sicuro?
Notando che tante persone hanno difficoltà a muoversi camminando, la bicicletta elettrica può essere un buon compromesso tra andare a piedi e usare mezzi a motore, che tra l’altro inquinano. Se si comincia a entrare nell’ottica che non è “da sfigati” andare in bici e la si sperimenta un po’, secondo me è possibile.

– Che cosa ne pensi del bike-sharing?
L’idea di base è molto interessante e sono assolutamente favorevole, però deve essere ben distribuito e capillare, altrimenti perde un po’ di valore. Ci dovrebbero essere sistemi di tutela dai furti e dagli atti di vandalismo, anche per evitare di fare investimenti per poi ritrovarsi in breve tempo con una notevole riduzione del numero di biciclette fruibili. Comunque, prima di tutto, è fondamentale che si diffonda l’abitudine di andare in bici e poi si può pensare al bike sharing, altrimenti è come costruire una casa destinata a rimanere senza abitanti.

Associazione La Strada Siamo Noi

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